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Rhan-Daemas fa roteare il bastone nella sua mano, impugnandolo orizzontalmente, mentre di fronte alle sue nocche si manifesta un sigillo d'aura, un antico glifo dall'epoca alto-lemuriana simile ad uno scudo. Prevedibilmente, si tratta di una barriera che arresta completamente la caduta di massi; meno prevedibilmente, egli non sembra affatto affaticato, né la barriera da segni di cedimento. E dietro ad essa, il re chiude gli occhi pensieroso, prima che sul suo volto si dipinga un ghigno sprezzante.
 : Ah, sì — mi ricordo di voi. La feccia aliena. La vostra presenza qui la dice lunga sul genere di persone che si trovano qui... e sulla infima, ma meritata sorte della vostra specie.
I suoi occhi, quietamente, si voltano, proprio nella direzione del nascondiglio di Alopecia, ignorando il colosso di fronte a sé in quanto intende mirare dritto alla causa. Con un'unione fra la percezione dell'aura e il semplice ma attento udito, ha stanato il rifugio dell'extraterrestre, e con un rapido movimento dell'altra mano scaglia con gran forza quegli enormi massi contro di esso.
Crush, nel frattempo, correndo sulle quattro zampe, riusciva a farsi strada a gran velocità giù per il castello. Dopo la brevissima parentesi di The Great Hall, era schizzato attraverso The Lab senza che alcun Lab Assistant riuscisse a porre alcuna forma significativa di resistenza, mettendoli fuori gioco con un colpo solo, o talvolta meno in quanto bastava scattare attraverso i loro ranghi. Il suo religioso silenzio si poneva in completo contrasto alle urla disperate degli scagnozzi che eliminava facilmente; ma forse, proprio per tale devozione a sua missione, non degna la scatola di cartone di più di uno sguardo fugace e continua ad aprire la strada per sé stesso e il re.
 : Ne so quanto te, figliolo...
Accanto al tilacino, anche l'anziano sergente volge il suo sguardo verso il castello in subbuglio, fra il titanico scontro fra Rhan-Daemas ed Alopecia col suo Alope-macigno, e i fugaci scorci che di tanto in tanto compaiono alle finestre di Crush. Dopo essersi aggiustato gli spessi occhiali, appoggia entrambe le mani al bastone, scuotendo la testa.
: Ma... non c'era tutto questo caos sin da quando fu Crash Bandicoot stesso a mettere a ferro e fuoco questo posto. Con chiunque abbiamo a che fare, si tratta di nemici fenomenali. Il padron Cortex probabilmente non ha neanche fiducia in noi... ma non per questo significa che dobbiamo deluderlo.
Troppo megalomane per lasciare che l'attenzione vada a Priscilla e non a lui, geniale proprietario del suo castello, dell'isola e di fatto anche legittimo possessore delle rovine poiché rientravano nell'atto di proprietà, Cortex passa nuovamente avanti alla diavola in modo passivo-aggressivo, nonostante il suo fiammifero non illumini una beneamata cippa.
 : ...Ahem! Tutti i miei scagnozzi sono già occupati a guadagnarci tempo per questa missione. Non...non dico che potranno fermarli, ma basterà per farci arrivare primi. Quindi non sprechiamo altro tempo, intesi?!
Dopo aver camminato per un po', la caverna incomincia a cambiare. La roccia, a tratti, viene spesso rimpiazzata da cristalli di colore verde, da una forma irregolare e una tinta radiante, pulsante. I più addetti al controllo dell'aura potrebbero riconoscerla come aura divina — ed essa sembra solo aumentare scendendo verso il basso. Dapprima colto di sorpresa, Cortex comincia presto ad immaginare come potrebbe sfruttare tutta questa aura divina cristallizzata che giace sotto alla sua dimora.
: Pensare che per tutti questi anni ho avuto tutta questa energia plurimillenaria pronta all'uso... heh eh... potrei anche farci un pensierino, finita questa storia.
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