Posts written by Dingo Tiny

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    CITAZIONE (TheMayor98 @ 27/1/2024, 18:14) 
    Comunque la meloni piu che un pandoro a me pare un cannolo...

    Puoi chiederne uno al gusto Meloni in cambio di un voto in top forum.
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    CITAZIONE (Kenji @ 1/2/2024, 18:19) 
    CITAZIONE (CrashLive12 @ 1/2/2024, 17:58) 
    Vabè Shary però compra il gioco perchè vuole giocare quel gioco, tu compri giochi perchè vuoi platinarli :asd:

    Non ho capito.

    Sta dicendo che questo non è un topic ufficiale.
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    Season of Ice.
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    "Activision: Siamo d'accordo con LuigiDX".
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    CITAZIONE (Dingo Tiny @ 15/8/2023, 16:33) 
    Manchi. Serve un post dei tuoi.

    Grazie.
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    CITAZIONE (LuigiDX @ 27/1/2024, 11:40) 
    2021 - 180 ---> 2023 - 85 ---> 2024 - 50


    La notizia dei licenziamenti nel 2021
    La """""smentita"""""

    Pare quindi ovvio avere la conferma che la "smentita" fosse falsa (da activision non me lo sarei mai immaginato) e che tutta la gente che se ne è andata non era esattamente solo per semplici "contratti scaduti"
    Questo porta molta luce su quanto accaduto nel 2021/2022 riguardo crash team rumble, e fa venire a galla la verità su tutto quel silenzio. Non solo quindi erano tutti su cod, ma la gente proprio non c'era.
    E quando eventualmente hanno ripreso il progetto dopo averlo accantonato per gli, ora ovvi, motivi, erano in quattro gatti. Di cui ora ne sono rimasti anche meno.

    "Solo 40 dipendenti sono al lavoro su Crash Team Rumble"

    Quando il dev ha detto che il team di rumble sono sui 25-40 dipendenti, in realtà non significava 40 su 180, ma 40 su 85
    I "140 dev che sono a lavoro su altro" si aggiravano invece intorno ai 40-50 (quindi ecco perché quel dev abbia voluto specificare quanto fossero piccoli) e chissà ora quanti ne sono rimasti, dato che ora sono 50 in totale, tra rumble, cod e eventuale nuovo progetto.

    Ragionamento condivisibile, tra l'altro tra membri fissi e a tempo determinato non è affatto chiaro a chi siano riferiti quei numeri, ma una riduzione di personale c'è certamente stata in ogni caso.
    Solo un appunto: non risulterebbe che TFB sia ancora coinvolta con COD.
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    CITAZIONE (TheMayor98 @ 22/1/2024, 21:40) 
    Purtroppo Spyro ha avuto un post-ps1 veramente disastroso.

    Quello di crash è oro, non si puo assolutamente paragonare twoc a etd, come xs/ntranced alla trilogia season oppure twin a aht... sono due cose diverse

    Invece la serie legend al duo titani/mutanti forse si, quella si puo parificare forse, ma se pensiamo alle serie intere... crash al confronto molto meglio.


    O forse no. Va bene fare il confronto perché entrambi adottano un gameplay più orientato all'azione e operano dei cambiamenti di design, però davvero: se per la duologia dei titani si è parlato a più riprese di giochi discreti/buoni ma avulsi dalla serie di appartenenza, la serie Legend è veramente insalvabile sia per conto suo che in relazione a Spyro.
    Scialba, monotona, riassumibile in un susseguirsi pallosissimo di arene da affrontare con un moveset così semplificato da far sembrare oro colato quello di Crash e la gimmick dei titani; stilisticamente e graficamente passabile (se ti piacciono i colori ipersaturi), ma basta un confronto sommario per notare quanto in COTT/MOM ci sia stata più attenzione al dettaglio e alla parte artistica. Sono prodotti abbastanza miseri, non di buona qualità perfino per gli standard dei tempi, e invecchiati pure male (provate a giocarci oggi).
    Oltretutto, una struttura di gioco così chiusa e lineare si scontra apertamente col passato della serie, ben più di quanto accade dall'altro lato. TLOS rappresenta, per caratteristiche, l'antiSpyro, eppure non subisce lo stesso accanimento riservato a COTT/MOM, forse per via della famigerata trama. Il famoso intreccio di TLOS, che alla fine è lo strariproposto viaggio dell'eroe che non sa chi è ma è destinato a salvare tutti, imbevuto di questi toni dark grandiosi, epici, che comunicano gravità e piacevano a un certo pubblico adolescenziale.
    Sono dell'idea che se sopra questi giochi non ci fosse stato scritto Spyro, sarebbero stati semplicemente giochi brutti e poco considerati, già approdati a un meritatissimo oblio.

    The Eternal Night semplicemente vergognoso.
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    giorgia-meloni-iginio-massari-pandoro-farcito-1945688

    La cosiddetta "legge Massari"?
    "Per avere il titolo di professionista bisognerà fare degli esami, se non si supera il primo non si accede al secondo, la commissione sarà composta da persone esperte, di ogni settore, con grandi capacità. Alla fine ci sarà il riconoscimento M.A.I., miglior artigiano italiano".


    A parlare, ospite di Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1, è lo chef pasticciere Iginio Massari, intervistato da Giorgio Lauro e Geppi Cucciari.

    Questi esami saranno una specie di "Masterchef" di Stato?
    "No, quello è un gioco, questo non lo sarà".

    Giorgia Meloni è da sempre una sua grande estimatrice.

    "Io non ho nessun colore politico ma devo dire che già da quando aveva pochissimi voti ha sempre cercato di appoggiarmi con gli altri governi per fare queste cose. Dal 1999 ad oggi non c'è stato un governo che ha voluto sostenere questo progetto. Ogni volta che ci si avvicinava poi saltava il governo..."

    Lei l'ha mai votata?
    "Sono affari miei".

    Se la premier fosse un dolce, quale potrebbe essere?
    "Giorgia Meloni è un concentrato di energia: direi un pandoro farcito".

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    Fonte: Dagospia
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    CITAZIONE (-Crashtefano @ 26/1/2024, 11:12) 
    Abbiamo già mandato via il concept artist di Sly Cooper?
    Male. Molto male.

    Toys for Bob, parlaci, per favore. Come sta andando il lavoro su Crash Team Rumble?
    Ce la faranno a continuare con il supporto al gioco o è già finita?

    Rumble mi sembra veramente l'ultimo dei problemi.
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    Come tutti sapete, Microsoft oggi ha licenziato 1900 lavoratori, circa l'8% del personale della divisione gaming. I licenziamenti hanno colpito in particolare Activision, com'era del tutto preventivabile dopo l'acquisizione. Non era chiaro però quanto Toys for Bob fosse stata coinvolta.
    Dopo un primo momento in cui sembrava aver evitato il peggio, le voci si sono improvvisamente incupite: sono state licenziate circa 35 persone su un totale di circa 85. Quindi, se tutto verrà confermato, stiamo parlando del 41% della forza lavoro circa.
    Le nuove dimensioni del team, ridimensionato a soli 50 dipendenti, suscitano più di un dubbio sulla sua reale capacità di sviluppare un nuovo titolo, e gettano più di un'ombra sul futuro dello studio. Oltretutto, è davvero difficile immaginare che uno staff tanto ridotto sia in grado di portare avanti due progetti in contemporanea, di cui uno live service.
    Mi auguro di essere smentito: sappiamo tutti che se lo studio è a rischio, anche la serie lo è. Ma il futuro, dopo queste avversità, appare a tinte fosche.

    Canadian Guy Eh sei una testa di cazzo e un povero coglione, continua a supportare l'acquisizione e augurati che non sia anche tu a perdere il lavoro
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    CITAZIONE (TheMayor98 @ 18/1/2024, 14:14) 
    CITAZIONE (-Crashtefano @ 18/1/2024, 11:44) 
    3 giorni e ancora nessuna rivolta per salvare A New Beginning per GBA.

    Neanche io, per carità; semmai prendo le difese di DotD versione console

    Io difenderei ANB GBA ma ormai ho capito che è spacciato.

    Per l'alba del drago console anche io lo proteggeró un po', tuttosommato aveva le sue cose buone

    Voto l'Alba del Drago console.
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    Giovanna Pedretti, la ristoratrice finita in TV e sui giornali per aver risposto virtuosamente a una recensione omofoba, è stata trovata morta, probabilmente suicida. In pochi giorni era passata dallo status di eroina a quello di farabutta, accusata di essersi inventata tutto. La sua vicenda racconta del rapporto morboso, utilitaristico e scorretto che molti intrattengono con il concetto di verità.



    Un amico anni fa mi disse che la ragione per cui non seguiva persone particolarmente attive sui social - influencer, ma anche gente che cercava di emularli senza ricevere niente di materiale in cambio - risiedeva nella sensazione di disagio che provava di fronte alla loro solitudine. Il tono del mio amico non era né patetico né retorico: semplicemente, l'idea di affrontare quella compassione ogni giorno gli pesava.
    Me lo disse quattro anni fa, subito prima della pandemia che avrebbe poi esasperato e accresciuto il fenomeno degli influencer e del mercato ad esso legato e, sebbene al tempo serpeggiasse meno l'odio per la fama virtuale che oggi affiora negli stessi luoghi che la rendono possibile, un'ombra di biasimo - e di moralismo e di rancore - già si annidava nella mente di molti quando parlavano di coloro che tentavano di essere famosi, o che già lo erano diventati, grazie a Instagram. L'amico mi stupì: il suo mi parve un commento umano.

    Domenica è stata trovata morta Giovanna Pedretti, pare per suicidio, titolare della piccola pizzeria "Le Vignole" nel lodigiano.
    Nei giorni scorsi era stata al centro di una tempesta mediatica: aveva pubblicato sui social una sua risposta virtuosa a un commento omofobo di un cliente del suo ristorante e, dallo status di paladina per i diritti civili, è passata rapidamente a truffatrice quando, sempre sui social, è stato insinuato il dubbio che avesse architettato tutto, dal commento omofobo alla propria risposta, per ottenere celebrità e forse qualche cliente in più.

    Naturalmente nessuno sa perché le persone si ammazzano, le ragioni del suicidio sono per loro natura insondabili, ciò che può sortire un certo effetto su qualcuno può non farlo su qualcun altro (le persone sono più o meno resilienti, termine tecnico che si riferiva in psicologia alla capacità di certi individui che provenivano da ambienti davvero duri o che avevano attraversato traumi complessi di reagire elasticamente alle proprie esperienze e che, nel lessico comune, è stato logorato da usi melensi), ma è altrettanto sensato tenere a mente che, nella maggior parte dei casi, soprattutto online, uno non sa chi ci sia dall'altra parte.
    Non solo: forse come struttura di pensiero e sentimento, sarebbe auspicabile che tutti noi, rivolgendoci a chicchessia, lo facessimo assumendo che questo sia vulnerabile, anche qualora le nostre ricerche future ci dovessero portare a conclusioni opposte.

    Certo, quando dall"altra parte c'è qualcuno di indiscutibilmente potente, che ha commesso una truffa di natura economica grazie alla propria influenza, una truffa legalmente perseguibile, pur essendo grata di non sentirmi in dovere di indagare, denunciare e punire presunte azioni illegali altrui, ovviamente non solo ha senso farlo, ma è anche previsto che lo si faccia: abbiamo designato ruoli professionali e civili affinché certe storie vengano fuori e, altrettanti, perché vengano giudicate e riabilitate.

    le-vignole-post-su-fb

    Ma se dall'altra parte non c'è reato, al limite un gesto maldestro per avere due clienti in più in una pizzeria di provincia o per sentirsi amati per ventiquattro ore, ha ancora senso cercare la verità? La verità basta a se stessa a prescindere dalle conseguenze che la sua ricerca può sortire? E se anche la risposta dovesse essere affermativa, ha senso che questa verità sia strillata sui social, dove ci comportiamo come una marea, le cui onde violente si abbattono e si ritirano nell'arco di ventiquattro-settantadue ore sul malcapitato di turno?

    La verità, certo, è un valore assoluto, come la giustizia e la bellezza, valori non-umani nella loro purezza e che, come raccontava Simone Weil, trascendono il potere degli uomini e si stagliano oltre l'orizzonte di ciò che ci è possibile comprendere davvero. La verità in questo senso ha una sua forza sovrumana, che in certi casi anima chi la cerca e chi per essa lotta, come nel caso di Ilaria Cucchi e tanti altri.
    È una verità morale e non moralistica, una verità che non ha nulla della patina estetica e un po' meschina di cui si ammanta chi, sempre più spesso, cerca di spacciare per ricerca di verità la propria recita sociale.

    Inoltre, chi di mestiere cerca la verità, dovrebbe, nel migliore dei casi, aver ragionato sull'etica che il proprio mestiere gli impone. Invece, in questa storia e in molte altre, è la chiostra del ruolo a non esistere più: chi cerca la verità sui social, spesso di mestiere fa tutt'altro: cucina, giardinaggio, occupazioni impiegatizie di varia natura; impieghi dignitosissimi, ma che non hanno richiesto il percorso etico e deontologico che altri tipi di lavori comportano.
    Così si scagliano parole false volte a svelare un'altrettanta falsa verità a un pubblico, e poi a dei media, che non si curano di capire se ciò che hanno di fronte sia vero o sia falso, e se, soprattutto, oltre a una verità superficiale, come lo può essere l'autenticità di uno screenshot di una recensione su google, non ne esista un'altra, molto più semplice, molto più umana: una signora che gestiva una pizzeria di provincia si è, forse, inventata uno scambio in cui apparire buona, per sentirsi più amata o far venire due clienti in più nella pizzeria del lodigiano.

    Qual è la differenza tra noi e la signora nel caso quello screenshot sia falso? La signora ha attraversato un confine che noi il più delle volte non attraversiamo, che è quello della menzogna, ma l'impulso che spinge qualcuno a pavoneggiarsi è sempre lo stesso: c'è chi è più bravo a sparigliare le carte, e chi per soddisfare lo stesso bisogno talvolta mente. Non è l'azione stessa del postare un oggetto che fa apparire virtuosi, vero o falso che sia, a rivelare la verità innegabile dell'impulso che ci accomuna tutti? Non è, pur senza superare quel confine, ciò che facciamo tutti i giorni quando qualcuno ci complimenta e vogliamo farlo sapere agli altri? Non esprime il bisogno di essere amati, di essere comprati, di essere frequentati? Non è poi quello che fanno, tutti i giorni, sui loro canali, le persone che questa donna l'hanno condannata? Non è quello che facciamo tutti?
    E se mentissimo su questi complimenti, questa menzogna non esprimerebbe con ancora più vigore il nostro bisogno?

    A me pare, qualche volta, che sia questa "ricerca di verità" a svelare più di ogni altra cosa ciò che le persone che la interpretano sono realmente e, visto che la verità tende a non farsi vedere da chi la brandisce come scusa per soffocare le proprie responsabilità, forse queste persone neanche lo sanno.

    Fonte: Lucy sulla cultura
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    Ancora una volta il corto circuito mediatico dei social crea gogna pubblica, errori, rabbia.
    Durante la puntata di «Muschio Selvaggio» di lunedì, con ospite David Parenzo, Fedez ha mostrato la foto di un hater che aveva insultato lui e il figlio: “Questa è la tua faccia da ca.., quando avrai i cogl... di mettere anche nome e cognome, potrai identificarti come uomo”. Ma il rapper è incappato in un errore di persona. E così in poche ore lo strafalcione di Fedez è diventato virale su X (ex twitter).
    Così è arrivata la risposta di @WazzaInter, il cui volto è stato mostrato erroneamente: “Grazie Fedez, che non verifica le fonti, e mi mette alla pubblica gogna”. Dopo qualche ora, il canale YouTube del podcast ha oscurato il pezzo della puntata “incriminato”.


    Ricapitoliamo la storia.
    Fedez vuole smascherare tutti gli hater che se la sono presa con suo figlio Leo. Il rapper ha spiegato: «Mio figlio è andato in campo con i calciatori, come fanno molti bambini. Alcuni hanno preso la foto con mio figlio e Theo Hernandez. Uno ha scritto “Hai un proiettile solo, a chi spari?”. Un altro gli ha augurato una malattia.
    A me rinfacciano il black humor su Emanuela Orlandi, io ho fatto una battuta e sapete chi sono: nome, cognome, tutto». Fedez, molto nervoso, ha aggiunto: «Mio figlio, essendo noto, ha scatenato questa roba qui. Come si fa a giustificare una cosa del genere? Se tocchi i miei figli in questo modo, non mi sta bene... Uno dei due, identificato, attraverso l’avvocato ha detto che vuole mandare una lettera di scuse ma anonima... Mi possono dire che sbaglio a mettere online i miei figli, ma io voglio che il mondo virtuale sia uguale al mondo reale. Vuoi chiedere scusa? Mi fai un bel video, se ti metti in ginocchio anche meglio... Se tocchi i miei figli, ti devasto. È illegale? Non me ne frega un ca**o. Se avessi saputo chi sono queste persone, avrei denunciato e basta». «È vero, sto facendo leva sul potere che ho perché se fossi una persona normale non avrei strumenti per difendermi».

    Da qui l’attacco di lunedì a tale Davidone che ha appunto insultato il rapper e il figlio. Ma questo Davidone (come ogni account fake) non utilizzava una sua foto vera, ma quella di un’altra persona. Nel caso specifico quella di “Wazza”, un tifoso dell’Inter molto popolare su X. Il quale ora è finito ingiustamente nell’occhio del ciclone. Ha detto Fedez: «Il prossimo che vado a pigliare è questo Davidone...(mostrando appunto la foto di questo Wazza). Quando ci metterai nome e cognome io andrò dalla famiglia di Davidone, dalla fidanzata di Davidone, dal datore di lavoro di Davidone».

    Appena terminata la puntata del podcast, l’ignaro Wazza si è ritrovato costretto a difendersi, pur non avendo fatto nulla. In un video pubblicato su X ha detto: «Grazie a Fedez che non verifica le fonti, che mi mette alla pubblica gogna». Il tifoso social ha concluso: «Io adesso avrò paura a uscire di casa, perché chiunque mi incrocia potrebbe farmi del male. Come si risolve questa cosa qua?». Si attende replica di Fedez.


    Fonte: Corriere della Sera
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